martedì 28 ottobre 2008

Sarebbe bello se...

Sarebbe bello se i problemi potessero essere eliminati cancellando d'un tratto l'energumeno tascabile o lo psiconano (nella definizione che ne dà il suo collega di miliardi e di populismo Beppe Grillo).

Sarebbe bello pensare che il male sta tutto nell'attivismo del ministro Brunetta, come oggi viene ritratto da Francesco Merlo su Repubblica, con toni e argomenti che ricalcano una celebre canzone di Fabrizio De Andrè.

Purtroppo per noi, un qualsiasi conoscente che abbia frequentazione delle aule di giustizia, non importa se magistrato, avvocato, imputato o semplicemente impiegato può testimoniare al dott. Merlo che lo stato del sistema giudiziario italiano non solo non è europeo na neanche sudamericano: siamo allo Zimbabwe di Mugabe.

Si può parlare genericamente di magistratura quando gli stessi uffici vedono lavorare porta a porta Paolo Borsellino e Edi Pinatto? Perchè bisogna avallare il fatto che il sacrificio di Falcone, di Livatino e dei cento altri debba coprire chi, assai semplicemente, non lavora? Lo sa Merlo che nei tribunali italiani, nei riti cilili e del lavoro, sono gli stessi avvocati a verbalizzare le udienze, a scovare i fascicoli, in parole povere ad amministrare la giustizia, con buona pace del diritto costituzionale dei cittadini alla giustizia amministrata in nome del popolo? Lo sa che per molti pubblici impegati, tra i quali non difettano certo i magistrati, aver vinto un concorso significa aver ottenuto una rendita vitalizia a carico dei contribuenti?

Forse i tornelli non sono una risposta adeguata al problema dell'efficenza del nostro sistema giudiziario, sono tuttavia un segnale di attenzione verso un problema che è divenuto nel tempo macroscopico e la cui soluzione non è ulteriormente differibile.

Verrà il giorno, preconizzato da Rifkin, in cui non ci saranno più uomini a lavorare, perché tutto il lavoro verrà svolto dai computer o dalle macchine. Quel giorno l'umanità si concederà il meritato riposo. Vorrei fare notare a Francesco Merlo che nell'attesa di quel giorno, qualcuno si è già attrezzato e si sta godendo un (immeritato) riposo.

martedì 21 ottobre 2008

Dopo la pantera, il gattopardo

Non conosco i dettagli del progetto di riforma del ministro Gelmini per l'università. Fa una certa impressione comunque, vedere condividere la protesta dagli studenti e dai professori universitari, i baroni, discendenti delle dinastie che da anni dominano l'università italiana, senza altro merito che il diritto di famiglia, con i risultati accademici che sono sotto gli occhi di tutti.
Potrei anche non condividere l'analisi e le soluzioni proposte dalla Gelmini, ma non riesco a fare giustizia di un dubbio: come si concilia la difesa della nostra scuola quale essa è con la constatazione che i nostri studenti sono agli ultimi posti nelle graduatorie internazionali di istruzione?