venerdì 19 settembre 2008

Alitalia, ancora...

Cai è l'unica speranza di sopravvivenza di Alitalia.
Se prevarrà il bisogno dell'amato leader (il Pres del Cons) di piacere a tutti i costi, la trattativa verrà riaperta.
Ai componenti della cordata "Feccia alata" verranno promessi, ovvimente sottobanco, ulteriori benefici, riguardanti l'affaire Alitalia o, meglio ancora le altre partite alle quali i singoli cavalieri bianchi sono interessati e che hanno motivato il loro rigurgito di orgoglio nazionale.
Se invece prevarranno gli umori tatcheriani che animano qualche ministro, Alitalia verrà utilizzata come momento di cesura nella storia delle relazioni sindacali, e diverrà un'altra marcia del 40.000, un'altra pietra miliare della disfatta sindacale.
Non so dire se abbia ragione Sacconi nell'indicare in Guglielmo Epifani l'utile idiota utilizzato dal PD per fare fallire la trattativa, certo è che le motivazioni alla base del rifiuto della CGIL, così come la sintonia con le sigle sindacali autonome, che più di ogni altra cosa rappresentano un'idea di sindacato lontana da quella storicamente rappresentata dalla CGIL, sono assolutamente risibili.
Anche in questo caso, come in tutte le trattive che si rispettino, le riserve mentali del sindacato e la sua coda di paglia rappresentano il maggior punto di forza della controparte.
Ciò detto, un eventuale ritorno di fiamma di Ait France, o l'intervento di un altro vettore internazionale (non sottovalutando la possibilità di un miracolo berlusconiano con un bliz di Aeroflot) comporterebbe il riconoscimento, per la società che rilevasse il cadavere di Alitalia e i suoi riottosi dipendenti, di sostanzione ancorché occulte contropartite, logicamente maggiori rispetto a quelle fin qui concesse alla cordata italiana.
Per questi motivi ritengo assai probabile una riapertura in tempi brevi del tavolo negoziale con Cai e la stipula di un accordo.
A pagare, come sempre, ci penseremo noi, popolo sovrano.

martedì 9 settembre 2008

La citazione

"Io non amo la stampa. Non ho simpatia per la superficialità e l'inesattezza".

Hal Holbrook (Gola profonda) a Robert Redford (Bob Woodward) in "Tutti gli uomini del Presidente" di Alan J. Pakula (1976) 

domenica 7 settembre 2008

Dediche

Nel corso del concerto di Roma, la popstar Madonna ha dedicato al pontefice la popolare canzone "Like a virgin". Forse avrebbe dovuto dedicargli "Papa don't preach".

martedì 2 settembre 2008

Feccia alata

Chi sono i cavalieri bianchi pronti a correre in soccorso della compagnia di bandiera?
Sono immobiliaristi, monopolisti o aspiranti tali, in generale imprenditori bisognosi di attenzioni da parte delle pubbliche autorità.
Non ci stupirebbe che qualcuno di questi ardimentosi fosse chiamato, in un prossimo futuro, a sacrificarsi ulteriormente, rilevando, ad esempio, la Tirrenia di navigazione.
Lo scempio Alitalia si chiuderà nei prossimi giorni con una sorta di bancarotta preferenziale che assegnerà ai privati l'unico asset dell'azienda, la navetta Roma-Milano, riversando sui contribuenti gli oneri relativi alla bad company, cioè tutto il resto.
L'offerta Air France ritirata nel marzo 2008 era incomparabilmente superiore a quanto si prospetta oggi. Nel frattempo, 300 milioni di pubblico denaro sono stati bruciati sull'altare della propaganda berlusconiana, e il bello è che questi 300 milioni andranno a finire nella bad company, cioè saranno ripagati dagli stessi che li avevano sborsati, cioè noi popolo bue.
Tuttavia non si può rimproverare a Berlusconi di essere se stesso. I veri colpevoli dello scandalo Alitalia vanno ricercati altrove: nei sindacati e nel precedente governo in particolare.
Le organizzazioni sindacali hanno raggiunto il mirabile obiettivo di far fallire la compagnia, e oggi continuano nella loro farsa scimmiottando una trattativa che non può esserci, atteso lo stato di fallimento dell'azienda. Negozieranno, al solito, una mobilità infinita, tale da garantire un decennio di integrazione salariale ai lavoratori in esubero, liberi a questo punto di attendere la "meritata" pensione magari dedicandosi a qualche lavoretto in nero. Il tutto in spregio al beffardo incipit della nostra carta costituzionale, una repubblica fondata sul lavoro e sull'indennità di disoccupazione.
La principale responsabilità del peggior governo della Repubblica, lo scellerato Prodi II, è quella di aver coscientemente rinunciato alla trattativa con Air France, ben sapendo come fosse l'unica via possibile di salvezza industriale della compagnia, incapace di superare le proprie divisioni, la propria demagogia, vittima di una assurda furbizia che lo ha portato meschinamente a lasciare la patata bollente al futuro governo Berlusconi.
E quindi, come per la munnezza di Napoli, in questo squallore anche un piazzista di provincia come il nostro attuale Presidente del Consiglio può degnamente assurgere a padre della Patria, e i trucchi utilizzati, anche i peggiori, possono essere giustificati dalla necessità di agire per salvare il salvabile.
Nonostante ciò, la nuova Alitalia sarà una minuscola compagnia il cui principale business sarà quello di lucrare alle spalle degli italiani operando in regime di monopolio, data la fusione con Air One, sulle più importanti tratte nazionali. Che conquista! Saremo tartassati da una società ad azionariato nazionale: che soddisfazione!
Da ultimo, ridiamo insieme di coloro i quali, in questi mesi, si sono opposti all'ingresso di Air France eccependo che per questa via si sarebbero potuti distogliere flussi turistici dall'Italia per dirigerli verso un paese concorrente: la Francia, appunto.
La tipologia di argomento è tale per cui acquistando una automobile francese bisogna obbligatoriamente dirigersi verso la Francia, ma tant'è... il mondo è bello perchè è vario...
Cosa dicono oggi questi signori della riduzione delle rotte internazionali che la nuova compagnia ha già pianificato? Il flusso del turismo incoming è garantito meglio da una compagnia straniera o forse sarebbe stato meglio garantito da una Alitalia a partecipazione straniera?