martedì 2 settembre 2008

Feccia alata

Chi sono i cavalieri bianchi pronti a correre in soccorso della compagnia di bandiera?
Sono immobiliaristi, monopolisti o aspiranti tali, in generale imprenditori bisognosi di attenzioni da parte delle pubbliche autorità.
Non ci stupirebbe che qualcuno di questi ardimentosi fosse chiamato, in un prossimo futuro, a sacrificarsi ulteriormente, rilevando, ad esempio, la Tirrenia di navigazione.
Lo scempio Alitalia si chiuderà nei prossimi giorni con una sorta di bancarotta preferenziale che assegnerà ai privati l'unico asset dell'azienda, la navetta Roma-Milano, riversando sui contribuenti gli oneri relativi alla bad company, cioè tutto il resto.
L'offerta Air France ritirata nel marzo 2008 era incomparabilmente superiore a quanto si prospetta oggi. Nel frattempo, 300 milioni di pubblico denaro sono stati bruciati sull'altare della propaganda berlusconiana, e il bello è che questi 300 milioni andranno a finire nella bad company, cioè saranno ripagati dagli stessi che li avevano sborsati, cioè noi popolo bue.
Tuttavia non si può rimproverare a Berlusconi di essere se stesso. I veri colpevoli dello scandalo Alitalia vanno ricercati altrove: nei sindacati e nel precedente governo in particolare.
Le organizzazioni sindacali hanno raggiunto il mirabile obiettivo di far fallire la compagnia, e oggi continuano nella loro farsa scimmiottando una trattativa che non può esserci, atteso lo stato di fallimento dell'azienda. Negozieranno, al solito, una mobilità infinita, tale da garantire un decennio di integrazione salariale ai lavoratori in esubero, liberi a questo punto di attendere la "meritata" pensione magari dedicandosi a qualche lavoretto in nero. Il tutto in spregio al beffardo incipit della nostra carta costituzionale, una repubblica fondata sul lavoro e sull'indennità di disoccupazione.
La principale responsabilità del peggior governo della Repubblica, lo scellerato Prodi II, è quella di aver coscientemente rinunciato alla trattativa con Air France, ben sapendo come fosse l'unica via possibile di salvezza industriale della compagnia, incapace di superare le proprie divisioni, la propria demagogia, vittima di una assurda furbizia che lo ha portato meschinamente a lasciare la patata bollente al futuro governo Berlusconi.
E quindi, come per la munnezza di Napoli, in questo squallore anche un piazzista di provincia come il nostro attuale Presidente del Consiglio può degnamente assurgere a padre della Patria, e i trucchi utilizzati, anche i peggiori, possono essere giustificati dalla necessità di agire per salvare il salvabile.
Nonostante ciò, la nuova Alitalia sarà una minuscola compagnia il cui principale business sarà quello di lucrare alle spalle degli italiani operando in regime di monopolio, data la fusione con Air One, sulle più importanti tratte nazionali. Che conquista! Saremo tartassati da una società ad azionariato nazionale: che soddisfazione!
Da ultimo, ridiamo insieme di coloro i quali, in questi mesi, si sono opposti all'ingresso di Air France eccependo che per questa via si sarebbero potuti distogliere flussi turistici dall'Italia per dirigerli verso un paese concorrente: la Francia, appunto.
La tipologia di argomento è tale per cui acquistando una automobile francese bisogna obbligatoriamente dirigersi verso la Francia, ma tant'è... il mondo è bello perchè è vario...
Cosa dicono oggi questi signori della riduzione delle rotte internazionali che la nuova compagnia ha già pianificato? Il flusso del turismo incoming è garantito meglio da una compagnia straniera o forse sarebbe stato meglio garantito da una Alitalia a partecipazione straniera?

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